mercoledì 16 gennaio 2008

"Monteriggioni" di Miro Gabriele

C’è luce ancora come uno scintillare d’acque
prima degli sguardi al volgere del giorno sotto
le mura rosse dove tenendoci per mano scivoliamo
lungo le pietre lisce come specchi dove è facile
rimanere senza peso perché il paese antico
sulla bocca dell’entrata ha la sua pace involontaria
e un’ora gentile mette a fuoco la sua lente il tempo
distratto fra le ombre, e tutte le cose nascoste
l’estrema luce le chiarifica le fa degne di memoria

oh giorno intatto che non riesce a chiudersi sul nostro sguardo
per la minuziosa meraviglia dell’esistere
e mette in scena brevi variazioni luminose lampi
sulla rappresentazione nuova in cui veniamo assunti
attori preziosi in questo gioco dai nomi incantevoli
che ancora non sappiamo pronunciare con
la dolcezza dovuta ad una lingua perfetta e lungo
il muro antico nella meticolosità di ogni filo d’erba
da quel foro nel giorno usciamo e ci sorprende l’aria
i passaggi morbidi del cielo i mille segni alti delle pietre
sulla nostra immagine e con voci parallele riusciamo ad evocare
l’onda dorata che dal suo tempo sottilissimo dalla
futura spiaggia su di noi si infrange torna indietro
per disegnare il luogo del rifugio per farci vedere
la risacca degli anni che si intrecciano e che
sono solo pura iridescenza adesso modalità di luce
meraviglia della mente che ferma il giorno in cima alla collina
per qualche istante ancora ne sparge il seme tiepido
a perdita d’occhio su tutta la pianura.

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